# OCCUPY BIENNALE
# COMMON BATTLE GROUND
Un appello all’iniziativa promosso da
S.a.L.E. Docks
Laboratorio occupato Morion, Centro sociale Rivolta
Nelle prossime settimane Venezia sarà teatro di alcuni “grandi eventi culturali” per eccellenza: dall’inaugurazione della Biennale d’Architettura alla Mostra internazionale del Cinema. Nel tempo della crisi e dell’austerity, essi diventano la vetrina della ricchezza accumulata e goduta da pochi, il palcoscenico del profitto capitalistico che si è fatto rendita parassitaria sulla cooperazione sociale: dal business dell’entertainment e della produzione d’immaginario per il suo consumo, al saccheggio del territorio attraverso la speculazione immobiliare, rispetto alla quale l’architettura contemporanea gioca lo stesso ruolo, nell’organizzazione della metropoli neoliberista come mostruoso dispositivo di cattura del valore e del controllo sociale, svolto dell’ “embellissement stratégique” (e più spesso, perdonate la battutaccia, dell’ “abrutissement”!) del barone Haussmann nella Parigi della seconda metà del XIX secolo.
Dal Ground al Battle Ground. Dal campo fintamente neutro al reale campo di battaglia; solo una parola in più che abbiamo voluto aggiungere al titolo della Biennale di Architettura 2012, quel titolo che furbescamente occhieggia alla discussione così trendy sul “comune” e i “beni comuni”. Apparentemente una piccola modifica, in verità una fondamentale distinzione. Non esistono commons fuori dalle lotte per la loro messa in comune. Non esistono beni comuni, e tanto meno un comune, definito a priori in termini giuridici o presupposto come asettica e naturale dimensione condivisa. Esiste il terreno di una permanente contesa, il campo dei conflitti sociali per strappare la produzione e la decisione su ciò che è comune allo sfruttamento e al comando del capitale. Vale per l’acqua, per la conoscenza, per l’architettura, per lo spazio e per la metropoli. I protagonisti di questa messa in comune possono essere chiamati con molti nomi, comunità in lotta, general intellect, movimenti … Quale che sia il loro nome, essi resistono alla messa a profitto dei beni materiali e immateriali e costituiscono forme di vita e modalità di gestione alternative. Dalle città alle valli di montagna si scontrano con i processi di gentrificazione, la speculazione immobiliare, le grandi opere, la finanziarizzazione dello spazio urbano, la valorizzazione parassitaria delle esternalità sociali e così via. Costruiscono, nella tensione quotidiana alla pratica del comune, la necessaria possibilità di una radicale alternativa di sistema.
E’ partendo da queste premesse che anche a Venezia, dal 2007, S.a.L.E. docks pone il problema di una città a forte vocazione culturale in cui, però, si restringono le possibilità per una progettualità critica e indipendente, in cui la privatizzazione di spazi e gli investimenti del grande capitale finanziario raramente si traducono in interesse comune, una “fabbrica della cultura” sostenuta dalla precarizzazione del lavoro vivo, un brand globale in cui cultura troppo spesso ha fatto rima con speculazione.
Per queste ragioni abbiamo deciso di occupare il S.a.L.E., restituendo alla cittadinanza uno spazio inutilizzato nel cuore di Venezia, per questo costruiamo un programma culturale che da spazio alle voci più critiche. Per questo chiediamo con forza un riconoscimento pubblico di questo spazio comune. Per questo, assieme al Teatro Valle, abbiamo occupato un anno fa il teatro Marinoni al Lido.
Per questo il Laboratorio Morion, spazio occupato dal 1990, si è trasformato invece in Casa dei beni comuni, protagonista insieme a tanti altri e differenti delle lotte per la difesa della laguna, dal megaprogetto del MoSE all’invasione delle grandi navi da crociera. Per questo abbiamo sviluppato una proposta di altra economia e altro consumo, dalla valorizzazione del biologico al kilometro zero, in collaborazione con i circuiti del consumo critico e dell’acquisto solidale.
Per questo il Centro sociale Rivolta, occupato nel 1994, è riuscito a strappare al degrado e alla speculazione una grande area industriale dismessa a Porto Marghera e a trasformarla in un luogo vivo di aggregazione sociale, di organizzazione delle lotte, di produzione culturale indipendente e di sperimentazione di un nuovo welfare, costruito dal basso contro la crisi e i suoi effetti. Ed ora proponiamo un ulteriore salto di qualità verso l’autoproduzione e l’indipendenza energetica, contro la crisi climatica e la devastazione ambientale.
Per questo insieme abbiamo scelto, come studenti e precari, lavoratrici e lavoratori “del braccio e della mente”, di auto-organizzarci e di scegliere di lottare, nella metropoli policentrica e diffusa che costituisce il nostro campo di battaglia, mettendo al centro la conquista di un reddito dignitoso per tutte e tutti e di un nuovo welfare, alla faccia della crisi e dell’austerity.
Per questo proponiamo che il tempo e lo spazio dei “grandi eventi culturali” veneziani siano il terreno del nostro OCCUPY, il campo aperto alla costruzione di giornate di discussione e azione comune.
Join our # occupy Biennale # common battle ground !